sabato 16 febbraio 2013

Cucino ergo sum


Ci sono donne che, come me, hanno trascorso buona parte della loro vita ad occuparsi degli altri: genitori adolescenti, uomini irredimibili, figli da crescere, questioni di minuteria quotidiana , problemi di sopravvivenza, cani, gatti, amici in crisi, piante che appassiscono sul balcone. 
Tutto ciò, tuttavia, mantenendo una forte inclinazione all’introspezione e ai massimi sistemi, in uno sforzo costante di applicare grandi costrutti filosofici anche al basilico avvilito in terrazza.
E’ faticosissimo, frustrante e i risultati, fatti salvi i figli, di solito sono deludenti.
Poi ad alcune, come a me, accade di averne le scatole piene: i genitori superstiti sono invecchiati senza diventare adulti, gli uomini si redimano da soli se vogliono, i figli decidano della loro vita; tutto il resto si gestisce anche con la mano sinistra, visto che sulla destra già ci abbiamo fatto il callo. 
E quanto al basilico,  io uso quello surgelato e non se ne parli più.
Ed è così che d’incanto si svincolano i massimi sistemi e ci si può dedicare all’introspezione con tutta calma, scoprendo faccende insospettabili persino mentre si è in fila alle Poste.
Il curioso effetto collaterale di tutto ciò, è che il pentolone, che avevo tenuto a lungo sotto pressione, a me è esploso prima di aver maturato sufficiente pratica per convogliarne il materiale in direzioni ordinate e, soprattutto, nuove rispetto ai vecchi schemi.
La conseguenza è che cucino, come una pazza, quasi che tutta la mia strabiliante forza interiore abbia bisogno di poter vedere risultati immediati, pratici, assaporabili, che non lascino spazio agli scettici.
Conosco i miei raptus: ho confezionato coperte all’uncinetto, intessuto decine di sciarpe, creato deliziose cornici decoupate, concepito braccialetti colorati con le perline, tinteggiato pareti, realizzato imponenti opere idrauliche sotto il lavello della cucina e nel frattempo ho anche scritto milioni di pagine che non pubblicherò mai perché parto di pura follia, ma nulla come la cucina riesce ad unire la mistica ai sensi, tutti i sensi.
Eros vittorioso deflagra nelle terrine.
Così, mentre mi dedico ad una riflessione sul tempo, fa capolino un’ipotesi di polpettone farcito, ed ogni appiglio a pensieri alti sul baratro della relatività delle misure, cede miseramente di fronte al dramma della natura irredentista del ripieno.
Laddove mi punge vaghezza di riflettere sulla mia burrascosa vita sentimentale e sul suo reiterato karma, ora dismesso, si materializzano nella mia mente abbinamenti di dubbia congruenza, ma stupefacente originalità, da infagottare in bocconcini di pasta fatta a mano.
Prendermi cura dell’autostima di cui mi sono privata a lungo, mi porta inevitabilmente ad una certa sicumera sulla mia genetica abilità nell’ambito dei fritti, eredità della meravigliosa nonna romagnola.
Il pensiero svicola su elementi di mera sensualità e ci si perde, alimentando un circolo turbinoso di scoperte di me, alle quali corrispondono altrettante potenziali ricette.
Quando la tensione diventa insopportabile, agisco.
Totalmente fuori controllo, ignoro il buon senso che mi suggerirebbe di prestare quantomeno attenzione alle quantità, alle possibilità di smaltimento sostenibile, alla capienza del frigorifero. Stivo con la stessa smania di chi dovrà a lungo sopravvivere in un bunker, ma animata da un impeto creativo che travolge ogni considerazione morale sulla fame nel mondo.
Ho tentato di mettere in atto strategie di contenimento, a dire il vero: ieri ipotizzavo di iscrivermi all’università per prendermi la benedetta seconda laurea alla quale rinunciai anni fa, oggi volevo scrivere un pezzo su Massinissa e sui pretesti ricorrenti per fare guerre, ma tutto questo non perché non abbia voglia di cucinare, bensì perché a pranzo sono da sola, in frigorifero giacciono una ciotola di tortelloni, mezza teglia di parmigiana di melanzane, un arrosto, tre terrine di zuppa di cipolle, un paio di chili di biscotti, mezzo barattolo di ragù, e per fortuna il pollo al cartoccio e i primi biscotti – invero buonissimi, ma non belli- sono stati polverizzati ed è terminata la stagione della sacher e del mascarpone. Resta tuttavia l’opzione di realizzare una bavarese all’arancia e di friggere la mozzarella in carrozza, ma mi faccio forza.
Questo risorgimento interiore e i moti di insurrezione gastronomica che ne sono derivati, sono iniziati in sordina, un po’ a macchia di leopardo, già durante le feste natalizie. Sono stati accolti con molto favore dai miei figli, abituati a mangiare tanto e quasi sempre bene, ma ora li vedo provati e per sostenere il morale delle mie truppe sono spinta ancor di più a diversificare la proposta.
Se la faccenda dovesse durare ancora a lungo, o si ragiona seriamente su un progetto imprenditoriale di catering, o i ragazzi potrebbero esplodere, dando luogo all’imbarazzante situazione di una madre in fase culinaria compulsiva con due figli a dieta.
Che fare dunque?
Il processo di liberazione di energie è inarrestabile, né lo arresterei se potessi farlo, ma più lo alimento, più mi dedico all’alimentazione; più mi conosco, mi riconosco e mi piaccio, più vengo attratta dalle alchimie del cibo; bloccata in casa dal mal di schiena non posso neppure andare a fare una passeggiata con il cane per godermi l’anticipo di primavera, tanto so già che andrei a fare la spesa.
Devo assolutamente trovare una valvola di sfogo, che mi dia la stessa sensuale gioia di vivere.
Magari mi metto a scrivere sul serio, forse sarebbe ora.




<panini casalinghi integrali e ai cinque cereali>

5 commenti:

  1. no no... non va arrestata simil furia creativa, piuttosto i risultati vanno condivisi :) con gli amici, i parenti, i conoscenti, i vicini... il truzzo... ;)

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  2. " Magari mi metto a scrivere sul serio, forse sarebbe ora." cit.
    Forse sarebbe davvero ora, ho passato la serata a leggere tutto o quasi - il blog, ed era dai tempi de: "Il diaro di Bridget Jones" che non ritrovavo così tanto humor e sarcasmo velato, da tenermi con gli occhi incollati allo schermo per una notte intera.
    Il mio basilico poi s'è sentito molto vicino al tuo "...eran giovani e forti, e sono morti!".
    Complimenti davvero, sono onorata d'esser stata, anche se per poco, un tua alieva.
    - Ilaria

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  3. avere ottenuto così buoni risultati con i figli, mia cara, supera qualsiasi tentativo con ex o genitori... Per la passione culinaria, mi sembra di capire che il vero problema sia la quantità non la passione in sè: un Van Gogh, per dire, dipingeva perchè respirava...mica si chiedeva cosa faccio...è la tua natura! anche questo aspetto, così come lo scrivere! Lascia andare fluide queste tue passioni, smettila di usare (sempre?!) il microscopio e vivi con goduria le tue ottime produzioni, che siano sui fornelli o sul pc!.. Infine, sono d'accordo con Kalinero (tranne i vicini e il truzzo, perchè potrebbe avere effetti collaterali...): smaltisci la sovrapproduzione con i tuoi amici!!!
    "feeeed the wooooordl" (band aid) Baci, Rosa

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  4. Hai almeno tre capolavori a buon punto. Ti dicono qualcosa le parole "lettere, ascensori, biciclette"? Lo so che ci sono fan che attendono per anni il nuovo disco o libro del proprio autore preferito, ed essendo io il tuo primo fan è giusto che aspetti, ma prima o poi me la dovrai dare questa gioia di vederli terminati.

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