Benché sia presente sulla scena della cinofilia dalla notte dei tempi, l’Altotto è rimasto sconosciuto al grande pubblico fino ad epoca recente, pur restando ancora avvolti da un velo misterioso sia gli standard della razza, sia le sue origini.
In molti sono propensi a credere che si tratti di una derivazione del Beagle, frutto di una relazione fatale con un Bassotto Tedesco a pelo raso, altri al contrario vi ravvisano tracce di Segugio, se non addirittura del meno noto Beauceron, facendone quindi un cugino più minuto del Dobermann.
Al mistero sulle sue origini ha contribuito l’impossibilità di selezionarlo, poiché infatti cuccioli di Altotto si possono presentare con uguale incidenza nelle covate di qualsiasi razza, ma allo stesso tempo non è detto che tra due genitori Altotti nascano figli della stessa razza.
Questa particolarità, che fa dell’Altotto un cane di grande pregio, se da un lato lascia supporre una mappa genetica di caratteri recessivi e burloni, testimonia come il suo più lontano antenato fosse un infaticabile tombeur de chiennes.
In ogni caso, il primo a tentarne una selezione e fissare approssimativi standard della razza fu il Barone Otto von Kragen nel 1870, che tuttavia su ventisette cucciolate di cani assortiti ottenne solo due Altotti purissimi; più fortunato fu l’allevatore francese Marcel Mordant, che riuscì a ottenere nel 1925 una linea di due generazioni di Altotti, benché di taglia piccola, ma alla terza si ritrovò con un cane basso, tarchiato, con le gambe storte e il muso schiacciato.
Conosciuto come cane da caccia, l’Altotto non solo è negato per questo sedicente sport -che detesta al punto da fingersi morto, o da simulare qualche malanno in occasione di ogni battuta- ma rappresenta per i cacciatori una vera iattura, poiché se viene inserito in una muta, induce gli altri cani all’insubordinazione. Tra l’altro, non si capisce perché un gruppo di cani da caccia si chiami “muta” quando in realtà fanno un baccano del diavolo: sarebbe più appropriata chiamarla “abbaiata di cani”, ma tant’è.
L’utilità dell’Altotto si rivela principalmente come cane da restauro: dopo il suo passaggio, infatti, quasi tutto il mobilio di casa necessiterà di essere rimesso in sesto dalle abili mani di un artigiano.
L'Altotto è anche un formidabile cane da riporto: abituato a dormire sulla testa del padrone e a strappargli i capelli, lo costringe ben presto ad acconciare i pochi rimasti in modo da ricoprire artificiosamente le aree diradate del cranio.
Utilizzato inoltre fin da tempi remoti nelle manifatture, in particolare nel settore delle calzature come frollatore di suole e tomaie, e nell’industria tessile come sfilatore di tessuti, troviamo testimonianza di questa sua abilità anche nell’Odissea: la tela di Penelope, che la regina di Itaca tesseva durante il giorno, veniva infatti sfilata nottetempo da Argo, il fedele Altotto di Ulisse.
L’impiego ideale dell’Altotto resta comunque nelle biblioteche, dove si rivela un autentico divoratore di libri.
L’Altotto è un cane molto socievole, desideroso di attenzioni e di indole assai gelosa; fa amicizia con tutti, in particolare con i gatti, che nei primi mesi di vita, finché le dimensioni glielo consentono, imita in tutto e per tutto.
A causa di questa sua ultima caratteristica, soffre frequentemente di crisi di identità, pertanto è opportuno che nel primo periodo della sua educazione gli vengano forniti adeguati stimoli canini, se si vuole evitare che da adulto dorma sui davanzali, spicchi balzi sul tavolo, o venga a molestare mentre lavorate, stendendosi sulla tastiera del computer.
L’Altotto è un cane ordinato e testardo.
Sottrae tutto ciò che state utilizzando e lo ripone nella sua cuccia, e se comperate un giocattolo per lui e uno per l’altro animale di casa -sia esso un cane, un gatto o un cammello- potete stare certi che vorrà quello destinato all’altro, e insisterà ad abbaiare finché non l’avrà avuta vinta.
Ha bisogno di molto movimento ed è un veloce corridore, aiutato dalla linea snella e soprattutto dalle orecchie pendule, che gli forniscono propulsione e un’adeguata areazione durante la corsa.
Non esiste un vero e proprio standard della razza, ma è indispensabile che abbia grandi orecchie pendule e vellutate, attaccate al lati della testa, occhi a mandorla scuri, bistrati e languidi, e che il muso culmini con un enorme tartufo nero dalle larghe narici.
Complessivamente l’Altotto è assai simile a un Bassotto con le gambe lunghe- da cui il nome- però è più grosso, ha le orecchie più tonde, il muso meno affilato, la coda più allungata -che viene tenuta alta come una bandiera- il pelo più morbido e la focatura più sfumata, pertanto, a guardarci bene, al Bassotto non assomiglia per niente.
L’Altotto può raggiungere anche un peso considerevole, ma esistono esemplari che non arrivano ai sei/sette chili, pur mantenendo una corporatura snella e vigorosa.
Sono ammessi mantelli di tutti i colori.
Va alimentato in modo abbondante, ma equilibrato, poiché quasi sempre soffre di appetenza. Nella sua dieta non possono mancare anche frammenti di cartone da imballaggio, pellicola domopack, legno, calzini, cotton fioc, spugne, brandelli di riviste di enigmistica.
Nessuno è in grado di indicare un allevamento di Altotti a cui rivolgervi nel caso ne desideraste uno, pertanto è consigliabile, qualora aveste la fortuna di incrociarne un esemplare, di prenderlo immediatamente con voi: chi conosce un Altotto non potrà infatti più fare a meno di condividere le proprie giornate con questo straordinario e dolcissimo cane.
Gromit di Casa Bottoni Merli Altotto di tre mesi |
Beato/a chi ce l'ha! Credo che negli altotti si manifesti la caninità al più alto grado di perfezione. Da cui il prestigio sociale derivante dal fatto di condividere la propria casa con lui.
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