martedì 8 gennaio 2013

Il Bel Paese


Ho corretto le verifiche di Geografia della mia IV elementare.
Di solito procedo così: faccio domande aperte, lascio che scrivano quello che vogliono su una traccia, concedo loro una mattinata intera e, per evitare inutili spargimenti di sangue, non valuto gli errori di ortografia, né tantomeno la sintassi a dir poco audace e la punteggiatura usata a scopo puramente decorativo.
Il compito verteva unicamente sulle montagne italiane, dieci pagine del libro in tutto, piene di figure, assegnate come studio prima di Natale, ripassate insieme, già più volte verificate oralmente.
Ce l’ho messa tutta per consentire loro di ottenere risultati molto brillanti ed alcuni infatti mi hanno presentato ottimi lavori, completi, esaustivi, chiari. 
Altri hanno fatto il minimo sindacale, ma ho largheggiato con simpatici più che hanno reso le sufficienze più accattivanti.
Un piccolo gruppo, invece, mi ha consegnato elaborati del tutto deliranti, non tanto perché non abbiano capito la materia oggetto di verifica -ché quella si studia e si guarda sulla cartina, peraltro bellamente esposta in classe nello splendore dei suoi 140 x 100 cm. - ma perché non avendo studiato nulla, e quindi non sapendo nulla, hanno inventato e, laddove sapevano poco, hanno frainteso le quattro idiozie in croce scritte sul libro.
Quello che ne è emerso è un quadro nuovo dei nostri spettacolari monti, rilievi che tutto il mondo ci invidia. 
O forse ci invidiava.

Sull’orogenesi delle nostre catene montuose, ho saputo che esistono due tesi: la prima, con un fondamento geologico più solido, le ha viste formarsi per via di una crosta terrestre che sbatte su un’altra crosta terreste
Ovviamente quando due croste si scontrano si rompono, si formano dei detriti e si formano zone sismiche caratterizzate da vulcani, che altro non sono se non montagne che non hanno ghiacciai perché c’è la camera magnetica al loro posto e le loro parti sono: camera magnetica, eruzione e percorso magnetico. Quando un vulcano erutta, allora si forma una zona sismica. 
Che fine abbiano fatto le montagne non vulcaniche in aree geologicamente più stabili, non è dato di saperlo, ma riconosco in queste confuse spiegazioni un tentativo di descrivere un fenomeno invero assai complesso. 
La seconda tesi invece è di tipo climatico: la montagna si forma con la pioggia e la grandine. Si forma quando questi due elementi cadono su di lei e la fanno a punta.
In questo caso, va da sé che non esistono solo montagne con l’erba, ma anche quelle con la neve, perché quando fa freddo e le montagne sono in alto, la neve si deposita sopra la punta, con buona pace degli appassionati di sci che si possono scordare i pendii innevati e le lunghe piste: o sulla punta, o niente, e sempre che le montagne siano in alto, perché se le montagne sono in basso non se ne fa nulla. 
Le montagne vulcaniche invece sono quelle che all’interno hanno del fuoco, quindi si possono chiamare anche vulcano, quindi si può anche chiamare vulcano il vulcano che dentro di sè ha la camera magmatica. Non oso pensare a come si possa chiamare un vulcano che non si possa chiamare vulcano.
Veniamo alle Alpi: esse altro non sono se non delle specie di colline, soltanto che sono molto più in alto e un pochino hanno la punta. 
Le Alpi hanno i ghiacciai, che mano a mano scendono giù con le rocce del terremoto, portando con sé detriti e macerie. 
Questi ghiacciai si sciolgono, quindi scende l’acqua che prende una posizione a V nelle zone fluviali e a U nelle zone glaciali.
Il clima delle Alpi è mite, ma anche influenzato dal freddo.
Pare che sulle Alpi la comunicazione con i paesi dell’aldilà avvenga attraverso i valanchi.
A consolidare questa macabra vocazione alpina, mi si aggiunge anche che le Alpi segnano la fine dell’Italia, il che conferisce loro un’aura sinistra. Mi immagino la mesta Sappada, il funereo borgo di San Candido, la lugubre Courmayeur...
Sia da monito per gli escursionisti: non imboccate mai un sentiero che rechi il numero 13 per raggiungere una baita in territorio straniero, potrebbe essere un valanco per l’aldilà.
Conforta comunque sapere che la via di comunicazione dalle Alpi alla città è per via di tubi e passaggi, un’uscita di sicurezza, tra l’idraulico e l’esoterico, dalle fatali vette.
Le Alpi però sono anche utili. 
Anzitutto hanno molta allevazione: per esempio la flora è muschio e guerce; le foreste di conifere sono sempre state una risorsa importante perché lì si producono mobili. Pianti un pino nano ed ecco bell’e fatto un comodino, cresce un larice recando con sé i conseguenti comò, da un abete secolare escono come d’incanto canterani Luigi XVI, ovviamente originali.
L’allevazione prevede anche mucche e bovini, le pecore che fanno i pascoli, i porcali di bovini e pecore. 
Se d’estate il bestiame viene portato all’alpeggio, invece in inverno gli animali stanno nelle stalle e lì ci possono essere i derivati del latte, generi di conforto per la stagione rigida. 
Le Alpi hanno anche degli hotel costruiti con il legname e i turisti vengono lì per il panorama e per mangiare. 
Tecnicamente le Alpi si dividono in Orientali, Occidentali e Meridionali.
L’Appennino è invece costituito da montagne altissime arrotondate, che però fanno molte burrasche di neve oppure di terra ed è per questo che fanno molti parchi nazionali.
Se non fosse chiaro, mi si dice anche che le Alpi sono più basse degli Appennini che hanno molti ghiacciai. Questo spiega perché all’inizio l’Appennino era disabitato, poi col tempo l’uomo cominciò ad abitarlo e così si costruirono molti agriturisfi, dove si può imparare ad andare a cavallo e dove viene accolta gente per assaggiare i tipici piatti di montagna. Sono infatti numerose le tracce di agriturisfi appenninici risalenti al Neolitico
Tutti sanno che gli Appennini costituiscono una sorta di spina dorsale d’Italia, ma forse può essere sfuggito che essi sono suddivisi in Settentrionali, Meridionali ed Occidentali, iniziano dal Colle di Cadibona in Liguria e terminano al passo dell’Aspromonte in Croazia. 
Fanno un giro un po’ lungo, ma sono davvero suggestivi, specie perché l’Appennino Meridionale va da Firenze al Colle di Cadibona, quindi, se tanto mi dà tanto, quello che finisce nell’Aspromonte Croato è l’Appennino Occidentale.
C’è però chi conclude il suo viaggio attraverso le nostre belle montagne appenniniche affermando, con un sussulto di orgoglio calabro, che l’Italia è costituita dall’Aspromonte.
La nota dolente sono le risorse: infatti sugli Appennini l’abbondanza di pascoli è povera, ma non dire per gli alberi da frutto (allora non diciamolo). 
E’ pur vero che vi avvengono molti vulcani, ma se non fosse per i terrazzamenti, col fischio che si potrebbero coltivare molti ortaggi, come patate, carote, segale e avena. 
Il turismo, del resto, è sempre più ampio e vi si coltivava i cereali, crano e orzo.
Crea una certa tensione il fatto di sapere che sugli Appennini, mano a mano che si sale, è sempre. 
Dove le Alpi sono mortifere, gli Appennini sembrano essere mistici, una sorta di salita verso l’infinito.
Vanto delle nostre montagne sono comunque i Parchi Nazionali.
E’ bene sapere subito che Parchi Nazionali marini in montagna li ha solo la Liguria, quindi possiamo sentirci sereni per la foca monaca delle Alpi Marittime che si trova in habitat protetto, ma non altrettanto si può dire per i coralli delle Retiche, minacciati dal fatto che in questi parchi in quota alcune persone fanno le immersioni sott’acqua per fotografare i pesci, benché ci siano le guardie forestali che tengono d’occhio. E’ vietato dare cibo agli animali, ucciderli, non si può buttare carta o spazzatura perché può danneggiare l’acqua, e non si può andare in motoscafo perché si può disturbare i pesci. 
Nei parchi Nazionali c’è molta flora, per esempio molti fiori, ma ci sono anche molti animali: capricorni, armellini, dondole, guffi e spolvieri. 
Mi sono documentata sullo spolviero: è un uccello bellissimo dotato di un morbido piumaggio, vittima della caccia indiscriminata da parte della multinazionale Swiffer e del bracconaggio di casalinghe vanesie che se ne servono per pulire casa. Spolveramento non sostenibile.

Dopo aver letto questi capolavori di fantasia geografica, se da un lato sarei molto curiosa di trascorrere le vacanze sui nostri monti, magari facendo immersioni o guardando guffi e spolvieri con il binocolo mimetizzata da pino mugo, dall’altro un po’ li temo.
Aspetto di sapere cosa mi scriveranno a proposito di mare e colline prima di prenotare.


27 gennaio 2012
<Alcuni amici l'hanno già letto, ma ieri sono tornata a scuola dopo le vacanze di Natale ed ero così giù di morale, che mi sono andata a rileggere questo. I bambini sono persone così sorprendenti, che a pensarci bene faccio il lavoro più bello del mondo.>



8 commenti:

  1. Ma pensa te! Non sapevo di questo blog, bellissimo.
    Auguri!!!

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  2. Sì, ti confermo: fai il lavoro più bello del mondo. Pensa che quando i miei ancora insegnavano, io mi divertivo come un matto a leggere i compiti in classe degli alunni più...fantasiosi. Riguardo alle montagne, un mio amico all'asilo era convinto che fossero i corpi dei dinosauri morti, su cui poi era cresciuta l'erba. Che piacere poterti rileggere!

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  3. lo avevo già letto, insieme a Luca...ma Rossella me l'ha ricordato e sono andata a rileggerlo: io e Luca abbiamo consumato diversi fazzoletti. Lacrime e urla ridanciane, piegati in due dal ridere!! Questi temi grazie ai tuoi commenti e sottolineature sono mitici! Grazie cara! :-D Rosa

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  4. non c'entra con la geografia, ma devo raccontarti questa. Appennino bolognese: IV elementare.
    Lezione sulla tolleranza e l'accettazione degli immigrati; al termine, invito a scrivere qualche considerazione sul tema "se fossi un bambino di colore".
    G. interpreta male le parole, ma trova del tutto accettabile l'idea di essere interrogato su cosa penserebbe se fosse "un bambino bicolore". Per cui esordisce: " Se fossi un bambino bicolore vorrei essere rosso e blu, perchè tifo per il Bologna..."
    Enrico

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    1. Enrico, questo bambino è un genio! Credo che i loro errori abbiano un potenziale creativo insospettabile.

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  5. Leggo solo adesso e mi preme di aggiungere una cosa delle Alpi. È vero che sono così, la fine dell'Italia. Pensa che al di là di loro la gente parla che non si capisce. Non tanto in quelle occidentali ma le altre sono impossibili; per quello mi limito alle nostre, quelle occidentali.

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  6. è meraviglioso...non riesco a smettere di ridere...e pensare che cercavo una cartina dell'Italia che mettesse in risalto le aree metropolitane...quello che puoi incontrare su internet può essere fantastico, penso che metterò la pagina tra i preferiti così quando avrò bisogno di ridere saprò come fare :)
    fai veramente un bellissimo lavoro

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    1. Grazie mille Achillus! gironzolando per questo blog, che purtroppo non ho tempo di curare come vorrei, puoi incontrare un po' di tutto, ci sono anche cose serissime e tristissime, ma spero che prevalgano quelle che fanno ridere, o sorridere, perché ridere salva la vita.

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