Io dedico parecchio spazio ad attività che ad altri potrebbero sembrare perdite di tempo, ma che per me significano invece recuperarlo: per me infatti è il tempo sottratto ai cosiddetti doveri quello che vale la pena di vivere, e non viceversa.
È stato il cane ad insegnarmi questa verità su di me.
Sono una persona che fa conti, ogni giorno.
Tiro file ordinate con estrema precisione, ma non si sa perché sono sempre in dare.
È vero, talvolta arrotondo per eccesso per non avere sorprese, ma per quanto accorpi, scorpori e scenda a compromessi, resto sempre in dare.
Ho un bel da vantare crediti con la vita, ma non serve: a volte mi sembra che il destino continui a mandarmi ingiunzioni di pagamento prima che possa formulare una qualsivoglia richiesta di rimborso.
A volte mi dico che ho pagato tutto in anticipo e che, prima o poi, potrò vivere di rendita.
Per fortuna, però, ho un cane.
Considero il cane il compagno ideale per chi fa conti, e benché tutti affermino che un cane fa compagnia, per me non è certo questo il suo maggiore pregio.
Dal mio punto di vista, un cane non fa compagnia, o comunque non più di tanto, ma è uno straordinario motivatore, impone di trovare il tempo da dedicare ai pensieri.
Poiché un cane non parla e al più può rispondere agitando la coda, o creando diverse geometrie con le orecchie, penso che chi possiede un cane parli a se stesso molto più frequentemente di chi non lo possiede, in un esercizio quotidiano che inizialmente può apparire una grossa seccatura, ma con l’andare del tempo diventa momento indispensabile di solitudine.
Molti potrebbero opinare che il tempo bisogna averlo, ma si tratta di un’obiezione dettata dalla miopia di chi non si accorge che di tempo se ne ha fin troppo.
Basta evitare di dedicarlo ad attività sterili, se non del tutto insensate, come fare la fila alle Poste, cercare parcheggio, compilare pagine e pagine di documenti richiesti dall’assurda burocrazia che funesta qualunque lavoro, spiegare qualcosa a persone stupide, di tempo ce n’è tanto.
Ritengo che a coloro che possiedono un cane possano bastare anche cinque o sei ore di sonno, se ci si abitua, e che il tempo sia in grado di moltiplicarsi e quindi possa essere dedicato ai pensieri, in un quotidiano contatto con se stessi assai riposante, che permette di trovare e mantenere un sano equilibrio, quello indispensabile per affrontare l’inerzia insofferente di una fila alle Poste, la nevrotica ricerca di un parcheggio, la surreale inutilità di certe procedure, la pazienza che occorre per stare in continuo contatto con la gente.
La mia trentennale esperienza mi dice che chi possiede un cane va a piedi e ama passeggiare nella solitudine dei parchi di prima mattina, quando gli altri ancora dormono. Quando le Poste aprono, hanno già vissuto un’ora di silenzio, sono pronti, vestiti, rilassati e se devono sbrigare faccende non fanno fila, liberando così altro tempo che si accumula e si moltiplica fino a diventare infinito.
Io non esco con il cane nei momenti di pausa, bensì vivo pause nella giornata in cui non esco con il cane, ma faccio altro, l’altro necessario alla sopravvivenza, ma per fortuna si tratta di pause brevi e passano in fretta.
Non è tanto questione di lavorare quattro, oppure otto ore, ma di comprimere e relativizzare, sospendendo la coscienza, tutto il tempo delle pause durante le quali non passeggio con il cane, e di dilatare al contrario il tempo dedicato alle passeggiate e ai miei pensieri.
Così otto ore di lavoro possono pesare come otto minuti e un’ora di passeggiata diventare una vita.
Siccome i conti non mi tornano mai, ogni giorno ho la possibilità di rifarli, sperando in un errore, o in un miracolo, o più semplicemente ignorando i risultati delle mie somme per godermi in santa pace l’aria fresca del mattino.
Un po’ alla volta ho creato relazioni con altri che hanno compreso il potere segreto dei cani, o incrocio volonterosi podisti che scappano dai pensieri correndo.
Quando le Poste aprono, ho già scambiato un numero consistente di sorrisi.
Che si tratti di un pretesto appare ovvio, tuttavia penso che se un pretesto funziona, allora diventa verità e va bene così.
In più ho sperimentato che coloro che possiedono un cane hanno sempre una storia personale che vale la pena di ascoltare.
A dire il vero una storia ce l’hanno tutti, ma sono così indaffarati da non avere mai l’occasione di scambiarla con le storie degli altri, mentre chi è padrone di un cane il tempo ce l’ha e quasi sempre anche la voglia, cosicché il raccontare ed ascoltare diventa un’abitudine consolidata che si può spendere anche nei rapporti con persone che un cane non sanno neppure come sia fatto, con il risultato di accrescere un’esperienza del mondo superiore a quella di chiunque altro, lettori accaniti ed avventurieri compresi.
Le conoscenze che ho maturato in tanti anni di passeggiate, hanno formato una rete che si è infittita di fili, che diventano risorse: pratiche o emotive che siano, queste risorse sono entrate in una tasca dal cui fondo posso attingere ogni volta che occorre l’aiuto di una storia dalla quale imparare come aiutarmi da me.
Nel capitolo che sto vivendo della mia vita, chi mi sta aiutando di più è proprio il cane.
Alle sei di mattina sono quasi sempre sveglia, alle sette meno un quarto sono già pronta per uscire, dopo aver sbrigato alcune faccende domestiche.
È meglio d’estate, quando c’è già luce e l’aria del mattino è bellissima, ma anche in inverno non va male, nonostante il buio e il freddo: basta coprirsi bene, e chi possiede un cane, ha certamente anche un cappello.
Ogni giorno non sono ancora le sette del mattino che già sono fuori, con la musica in cuffia, i miei conti in testa, a cercare nel parco l’inizio, le origini di questa situazione, della mia solitudine, del mio amore per i cani e dell’equilibrio che mi occorre per affrontare la vita.
Non è poco, alla faccia degli alibi per soffrire in vite molto più semplici della mia.
Anzichè perdere tempo a piangere sulle mie vere o presunte miserie, piuttosto che pagare a ore professionisti dell’igiene mentale, penso che se tutta la gente ammalata di vita si prendesse un cane, limiterebbe il tempo dedicato a lamentarsi e avrebbe occasioni di reale confronto con se stessa.
Alla fine, per quanto i conti possano apparire in dare, avendo un cane si guadagnano tanti di quei crediti, che alla fine se non si fa una patta è perché ci si ha guadagnato.
Una pagina bellissima, la Bibi che adoro. Anche io amo fare lunghe passeggiate nella natura, ma i miei gatti sono troppo cattivi e impertinenti per potermeli portare appresso. Magari prima o poi un bel cane me lo adotto.
RispondiElimina