sabato 2 marzo 2013

La Truzzeide- cap.3 : Il trasloco


Coma abbia fatto il Truzzo a traslocare resta un mistero.
Con tutto che al loro appartamento si accede solo passando dal cortile condominiale - quindi sotto la mia finestra- io non ho visto portare nulla in quella casa, a parte la cucina.
Sono certissima che la casa non fosse già ammobiliata, perché conoscevo il precedente inquilino e so che l’ha lasciata completamente vuota.
Non ho visto nessun tipo di operaio edile lavorare a quell’alloggio, non ho sentito nulla che potesse preannunciare il disastro di questi nuovi vicini e come ne ho avvertito la presenza, loro erano già insediati con tutte le loro cose.
Dubito che abbiano portato i mobili nottetempo e l’unica ipotesi plausibile è che  li abbiano depositati in casa un po’ alla volta, trasportandoli a pezzi con la loro mostruosa utilitaria rosa con le decalcomanie psichedeliche -che non passa certo inosservata- e tutto questo mentre io non c’ero, o me stavo in cuffia.
Insomma, non mi sono accorta di nulla.
Sotto certi punti di vista la faccenda depone a favore della mia dichiarata riservatezza, ma sotto altri delinea o un mio preoccupante rincoglionimento, o una sinistra capacità del Truzzo di colonizzare un ambiente senza darlo a  vedere fino a quando non sarà troppo tardi per porvi rimedio. 
É vero, ho sentito vociare sia il Truzzo che la Truzza, ma in un secondo momento, cioè mentre già sistemavano ciò che avevano portato in casa a mia insaputa.
E quando hanno dato di bianco? quando hanno sistemato l’impianto elettrico,  cambiato i sanitari del bagno, sostituito le piastrelle scheggiate, aggiustato i battiscopa? Insomma, quando hanno eseguito tutti quei lavori che normalmente si fanno quando si prende possesso di un’abitazione nuova?
Durante i primi giorni di insediamento, solo il Truzzo abitava di fatto nell’appartamento e la Truzza si manifestava di tanto in tanto, di solito accompagnata dal padre benefattore, gridando garrula a tutto il vicinato che mancavano una volta una maniglia, un’altra la tenda della doccia, un’altra ancora due attacapanni: dettagli irrilevanti. 
Mai una parola su una eventuale libreria, su un armadio -spazi che a me non bastano mai- non una volta un cenno a un divano o al talamo nuziale. Nulla.
Non so se mi abbiano voluta depistare intenzionalmente, ma sta di fatto che un bel giorno me li sono trovati a far casino sotto la finestra in uno strano gioco del quindici tra le stanze interne e la terrazza, dove vedevo comparire e scomparire a turno mobili che non avevo idea di come, né di quando vi fossero arrivati. Un momento vedevo in terrazza un tavolino da salotto e una scarpiera, un attimo dopo erano scomparsi ma in compenso c’era un divano, che spariva poco dopo per lasciare il posto a sei sedie e così via; un giorno è comparso in terrazza anche un enorme canotto gonfio.
Tutto questo con una predilezione per le ore del primo pomeriggio, quelle durante le quali, d’estate, io amo fare la pennica.
Come appoggiavo la resta sul cuscino, con il ventilatore sparato in faccia, ecco che loro cominciavano a trapanare e a spostare mobili, gridando tra loro con una forma di call-and-response che neanche nei campi di cotone dell’Alabama, solo molto meno blues e assai più truzza. 
La squadra che lavorava sotto il sole cocente del meriggio estivo bolognese era composta dal Truzzo, dallo suocero -padre della Truzza quindi- e da un paio di altri omarelli amici dello suocero: un quartetto malissimo assortito di alacri lavoratori, ciascuno con le sue idee sulle tecniche di assemblaggio dei mobili, sempre incompatibili con quelle degli altri tre.
Era evidente che finiva a come minimo in cagnara, anche se alla resa dei conti era sempre la tracotanza del Truzzo ad avere la meglio sulle teorie degli altri, costretti a stare ai suoi ordini, pena la frattura multipla delle ditine.
Un tragico pomeriggio è comparso in cortile un camioncino bianco, carico di mobili della cucina, che sono stati scaricati in terrazza in ordine sparso. 
Ora, io so che quella casa non è più grande di 70 mq e che la cucina è poco più ampia di un cucinotto, quindi era quantomeno insolito che ci fosse riversa sulla terrazza una quantità di pezzi di mobilio che avrebbe potuto completare una cucina da grande ristorazione. 
Il montaggio ha richiesto quasi quattro giorni, i peggiori dell’estate.
La squadra del Truzzo e degli omarelli ha ininterrottamente trapanato e litigato per tutto il tempo, dall’alba al tramonto, senza darmi tregua un solo istante.
Non so come abbiano fatto a usare tutti i pezzi, ma sono evidentemente riusciti a farceli stare. Forse hanno soppalcato abusivamente.
In ogni caso sono stata molto contenta per loro, ma soprattutto per me, che finalmente ho potuto godere di qualche giorno di pace.
Dopo il montaggio della cucina del Truzzo, però, in casa mia hanno cominciato a manifestarsi strani fenomeni elettromagnetici.
Anzitutto ha smesso di funzionare il modem, che prima era velocissimo. 
Ha preso a funzionare a intermittenza, ogni tanto si paralizzava e restava con tutte le sue lucine pietrificate e nessuno dei nostri Mac era in grado di riconoscerlo. L’abbiamo sostituito, abbiamo anche cambiato gestore e tipo di abbonamento, ma ci siamo dovuti tutti rassegnare all’evidenza.
Poi sono entrati in conflitto il mio notebook con quello di mia figlia, dando luogo a lunghe liti familiari circa i diritti di prelazione riguardo alla connessione wi-fi.
Ad un certo punto il microonde ha cominciato ad attivarsi da solo durante la notte e non c’è più stato modo di regolare definitivamente l’orologio digitale dello stereo, che dall’insediamento del Truzzo lampeggia in modo isterico.
La lampada di cortesia che tengo nell’ingresso, inoltre, è esplosa in modo piuttosto vistoso - con un sonoro “pop” e un filo di fumo nero- e quando abbiamo provato a cambiare la lampadina, è entrato in funzione il salvavita ed è mancata la luce all’intero condominio.
La segreteria telefonica e il fax hanno preso a partire ogni volta che rispondiamo al telefono dal cordless. 
Infine, la lavatrice non mi esegue più il ciclo colorati a 60°.
Poiché si sa che una coincidenza è un caso, due sono un indizio e tre sono una prova, è chiaro che la cucina del Truzzo è stata allestita con qualche diavoleria che ha reso il mio appartamento una sorta di gabbia di Faraday schizofrenica.
Spero solo che non sia nocivo per la nostra salute, anche se in ogni caso eventuali malanni colpirebbero me, che ho un affaccio diretto all'abitazione del Truzzo. 
Ogni tanto provo a mettermi in bocca una lampadina come Zio Fester, per vedere se si accende, ma per ora non è accaduto nulla.
Ciò nonostante non mi sento affatto tranquilla.



-continua-


<Trattandosi di opera di fantasia, ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale>




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