Da
un po' di tempo ho deciso di dedicarmi alla meditazione.
Contrariamente
all'uso che si fa del termine, meditare non significa pensare, ma al
contrario pacificare la mente mettendo a tacere il suo lavorio
incessante.
Per
farlo occorre concentrarsi sul momento presente e per i principianti
questo si ottiene osservando unicamente il proprio respiro.
Detta
così non sembra difficile, invece è una faccenda complicatissima.
In
primo luogo, infatti, la mente scappa da tutte le parti, produce
immagini, va a perdersi in un'infinità di rigagnoli di pensieri
sconnessi, si concentra su se stessa che non riesce a concentrarsi. A
me ricorda un gas che sfugge nell'aria dilatandosi per quanto spazio
trova intorno, ed evidentemente di spazio intorno alla mente ce n'è
molto.
Mi
hanno detto che tutto ciò è normale e che il lavoro del meditatore
è proprio allenarsi a riacchiappare la mente fuggitiva e riportarla
sempre al punto fermo, al respiro o all'oggetto su cui si medita, a
se stessa che medita con la consapevolezza di farlo, ma senza
pensarlo.
Il
secondo problema è costituito dalla situazione di contorno: per
meditare occorre un posto tranquillo, magari sempre lo stesso,
trovare una posizione comoda e poter godere di un certo periodo di
tempo senza interruzioni, magari solo un quarto d'ora, ma di pace.
I
meditatori esperti pare riescano a meditare anche pochi istanti
mentre sono fermi a un semaforo, o in coda alle poste, o nel bel
mezzo di una stazione dei treni, ma non ho ancora sottolineato
abbastanza che io sono una principiante, dotata tra l'altro di mente
rumorosissima, affollata, ribelle e refrattaria al controllo.
Però sono tenace.
Ogni
giorno ci provo, generalmente alla mattina, prima di colazione: mi
alzo, bevo una tazza di acqua calda con il limone – non c'entra
niente con la meditazione, ma pulisce il fegato e pare faccia
benissimo per un sacco di altre cose che non ricordo- dò i
croccantini ai gatti, poi mi infilo di nuovo sotto le coperte,
abbozzo una posizione del loto compatibile con la mia ernia
lombosacrale congelata nell'ozono e comunque appoggiata a due grossi
cuscini, punto il timer su venti minuti -tempo ragguardevole per un
principiante- e inizio ad ascoltare il mio respiro.
In
quel preciso momento il cane, che dorme steso sul letto, si alza, si
stiracchia, compie un mezzo giro su se stesso, poi si lascia cadere
pesantemente sulle mie gambe, arrotolandosi con il muso infilato tra
le mie mani- raccolte a ciotola con pollici e indici uniti- che pensa
bene di leccare con meticolosità.
Contemporaneamente,
come se rispondesse a un segnale convenuto, il gatto nuvola comincia
a miagolare contro la gatta nevrotica, che a sua volta ringhia.
Io
sono tenace, cerco di restare attaccata al respiro, ma in realtà sto
pensando che devo passare dal calzolaio a far risuolare un paio di
stivali.
Tra
i gatti scoppia una zuffa, il cane scatta dal letto con un balzo e
corre a immischiarsi in questioni feline che non lo riguardano
personalmente, ma diventano fatti suoi in quanto tutore dell'ordine
domestico.
Da
quella via che s'è alzato, va anche a far pipì sul tappetino
igienico -benedetto colui che l'ha inventato-, poi con un altro balzo
torna a letto, fa un altro mezzo giro, mi piomba addosso di nuovo e
si addormenta di colpo.
Tenace
più che mai, riafferro il respiro, e ho l'illusione di avere fatto
il vuoto, prima di iniziare a vedere nella mia mente il dilagare di
bolle di sapone colorate.
Mi
concentro di nuovo.
Il
cane si sveglia ancora più di colpo di come si era addormentato e
decide che è ora di farsi il bidè.
Tenacissima,
resto nel respiro mentre penso a un menu di massima per la settimana,
all'antigelo da mettere nella Panda gialla, alla verifica di Storia
da somministrare alla classe, a una telefonata che voglio fare a
un'amica, poi mi viene in mente che è da un sacco che non sento mia
zia, che non trovo più un maglione nero con il collo alto, che devo
assolutamente stirare, che vorrei leggere e rileggere tutto Calvino,
che giovedì mi sono dimenticata di comperare la Settimana
Enigmistica, poi altre bolle di sapone, un pesce, una collina, il
profumo delle foglie umide in autunno, devo ricominciare a contare le
calorie, devo regolare il cronotermostato, oh, cazzo, il respiro.
Ricomincio,
trovo il respiro e per un attimo c'è davvero il vuoto nella mente,
almeno quello lasciato vuoto da una fitta di dolore feroce al centro
della fronte, dove sta il terzo occhio, quello che si ostina a
restare chiuso.
La
mia mente, costretta all'immobilità, duole come stretta in una
morsa.
Non
faccio in tempo ad abbracciare il dolore perché passi, che il gatto
pumardo rovescia qualcosa in cucina.
Mi
impongo di non andare a controllare, anche se il chiodo resta, benché
piantato a metà.
Concentrazione,
respiro, tenacia.
Mi
si sono intorpidite le gambe, forse perché il cane ci tiene
appoggiata la testa.
Il
gatto nuvola si fa le unghie sullo scatolone che gli ho lasciato, si
accanisce spietato sul cartone come se volesse sventrarlo.
In
strada passa il camion della spazzatura, con i bracci meccanici che
raccolgono i cassonetti, li svuotano e li depongono senza grazia di
nuovo in strada sbuffando.
Concentrazione,
tenacia, respiro, bolle di sapone, mal di testa.
Il
cane balza dal letto e va a controllare cosa stanno facendo i gatti,
poi fa un salto di nuovo sul letto, compie il consueto mezzo giro, si
butta di nuovo addosso a me e mi lecca le mani -sempre raccolte a
ciotola con pollici e indici uniti.
Respiro,
concentrazione, tenacia
La
gatta nevrotica ringhia al gatto nuvola, il gatto pumardo trova un
sonaglio e comincia a rincorrerlo per casa.
Tenacia,
respiro, mal di testa, devo andare a vedere cosa ha rovesciato il
gatto, concentrazione, è da un sacco di tempo che non sento mia zia.
Il
gatto pumardo sale sul letto, si stende sulle mie gambe dal lato
opposto al cane e comincia a fare le fusa.
Mal
di testa, odore delle foglie in autunno, concentrazione, tenacia,
respiro.
Il
gatto nuvola e la gatta nevrotica si azzuffano il cane balza dal
letto, il gatto pumardo serafico ne approfitta per guadagnare il mio
grembo, nonostante le mani a ciotola con pollici e indici uniti.
Risuolare
gli stivali, concentrazione, antigelo della Panda gialla, tenacia,
giovedì che ho ospiti potrei cucinare la polenta con la salsiccia,
respiro.
Ci
riesco, un attimo, ma ci riesco.
Suona
la sveglia.
Mi
alzo e non so se sono rilassata, o solo intorpidita, o comunque
divertita.
Le
persone vivono con l'assurda convinzione di poter avere il controllo
della propria vita, di quella degli altri, degli avvenimenti.
Già
riuscire a controllare la nostra mente per qualche attimo è un gran
successo: se la meditazione serve a diventare consapevoli di questo,
allora funziona, e io ci riesco benissimo.